I RACCONTI DEL TERRORE. L’UOMO CHE VISSE DUE VOLTE.
Alle ore 13H22 il Prescelto varca la soglia d'ingresso del Magnifico Museo. In attesa della pausa detta anche "ora d'aria", il collega preposto al controllo dei visitatori guarda l'orologio in alto sulla porta. Ore 13h23. Il Prescelto è davanti al metal detector. Comincia il gioco.
START GAME.
LEVEL NUMBER ONE:
THE CHECK POINT.
Il Prescelto fissa negli occhi il collega. Il collega parte a macchinetta con la frase d'inizio. Ready go! - Buongiorno, depositi tutti gli oggetti metallici sul tavolo e passi sotto il metal detector. Silenzio. Il Prescelto resta immobile. Mohamed - il collega - sospira in silenzio che ha già capito la manfrina e ripete con la stessa voce atona sbirciando di soppiatto l'orologio sopra la sua testa e pensando quando cavolo arriva il sostituto (Mohamed non dice mai parolacce, nemmeno nella sua testa). /Livello di impattanza: 2/10 - Buongiorno, depositi tutti gli oggetti metallici sul tavolo e passi sotto il metal detector. Prego. Ok. Questa volta ha aggiunto il "Prego" che ci sta ma suona comunque già un tantinello infastidito. Ma oh, sono le 13h26 e Mohamed ha fame, cribbio. /Livello di impattanza : 5/10 Silenzio. Immobilità del Prescelto. Ok. A 'sto punto Mohamed si sarà detto chemalehofattoioaAllahmannaggiaamemannaggia e preparandosi al peggio ripete per la terza - e ultima - volta la solita poesia con un tono un po' diverso. - Buongiorno. Depositi - prego - TUTTI gli oggetti metallici sul T-A-V-O-L-O e - per favore! - passi SOTTO il m-e-t-a-l d-e-t-e-c-t-o-r! GRAZIE ! /Livello di impattanza : 10/10 Ok. 'Stavolta poteva sembrare sull'alterato andante ma in realtà ha solo scandito le parole come fosse davanti a uno un po' duro d'orecchi o magari distratto, restando tuttavia educato, controllato, civile - Mohamed è l'unico tiene botta per una giornata intera al controllo senza sbroccare o mandare tutti a fanculo, perché al controllo, l'impattanza, non dura più di mezza giornata e poi devi cambiare postazione con un collega. Il Prescelto tace, non si muove. Ok. Respira Mohamed, si deve esser detto, respira e entra in modalità d'emergenza: probabile visitatore sordo o minorato mentale, piano B. Un bel sorrisone compare sulla faccia paziente di Mohamed, che usando quel poco che si ricorda del linguaggio dei segni, comincia a sbracciarsi per cinque minuti sotto lo sguardo attento del Prescelto. - Scusi ma lei mi ha preso per un minorato mentale? Ah. Mohamed è rimasto con le mani in aria manco fosse stato dichiarato in stato d'arresto. Ed è così che lo trova il sostituto, uno studente di anni 22 che due giorni su sette lavora al Magnifico Museo sotto lo statuto di contractuel. Viso pallido, occhi cerulei, capelli chiari, scarpe da duecento euro regalo dei genitori, ancora non addestrato all'arte dell'impattanza. Timido, impacciato, senza la minima autorità né capacità di prendere una decisione senza prima chiedere il permesso al superiore, al collega, alla cassiera e alla signora nera - no, non di colore, nera - che fa le pulizie. Che puntualmente gli risponde nella sua lingua incomprensibile, e sicuramente lo manda a farsi fare le peggio cose, perché è evidente che lei i visi pallidi, gracilini e insicuri con le scarpe da duecento euro, proprio non li digerisce. E dalle torto. E quindi arriva Jean François, guarda Mohamed con le mani in alto, gli sorride come se tutto fosse normale - e che deve fare pure lui, pesce fuor d'acqua in questa gabbia di matti - e gli dice - Buongiorno Mohamed, puoi andare ti sostituisco io. 'Core de mamma! direbbe il mio collega romano - da due mesi in fermo malattia pagata, grande Marco! Mohamed abbassa le braccia e se ne va, lavandosene seraficamente le mani e resettando il cervello come ognuno di noi deve fare prima di entrare in pausa. E lasciando soprattutto il povero Jean François a sbrogliarsela da solo con Antony Hopkins versione francese. - Prego, può depositare gli oggetti met Manco il tempo di finire la frase e il Prescelto parte all'attacco: - MA SIETE TUTTI PAZZI IN QUESTO MUSEO? IL SUO COLLEGA MI TRATTA COME SE FOSSI UN IMBECILLE RIPETENDOMI TRE VOLTE LA STESSA COSA E POI COMINCIA A GESTICOLARE COME SE FOSSI SORDO O MINORATO MENTALE E ADESSO ARRIVA LEI, UN RAGAZZINO CHE FORSE NON È NEMMENO MAGGIORENNE E NON POTREBBE LAVORARE E MI URLA ADDOSSO IN QUESTO MODO? MA COME SI PERMETTE? MI CHIAMI IMMEDIATAMENTE IL DIRETTORE O LA DENUNCIO! Il tutto, urlato a un livello di decibel da reato penale e per giunta in faccia al povero - giustamente terrorizzato - Jean François, che non si rende minimamente conto del soggetto che ha di fronte, anzi comincia un mentale mea culpa (capirai, col povero Jean François giochi in casa) seguito da un immediato attacco di panico, perché per lui è chiaro che quell'uomo là di fronte ora ha il suo futuro in mano (di certo non gli rinnovano il contratto, pensa il cucciolo terrorizzato). E che fa il brillante studente di archeologia Jean François? Il povero timido Jean François, sotto lo sguardo beffardo della signora nera - no, non di colore! che cazzo vuol dire di colore, e di quale colore poi? - comincia a tremare sommessamente rivolgendosi al Prescelto con un tono supplichevole - Mi scusi signore, non a-avevo capito la situazione. Passi pure non si preoccupi. Mi scusi ancora. Ecco. L'uomo giusto al posto giusto. Lo stagista timido al controllo sicurezza/prevenzione attentati. State tutti in una botte di ferro, o voi che entrate.
LEVEL NUMBER TWO:
THE TICKET OFFICE.
Il Prescelto fissa Béa che lo fissa a sua volta. Lei ha seguito tutta la scena fin dall'inizio, lui non è il suo primo cliente della giornata e lei è pronta. Oh sì, puoi giurarci bello, je suis prête!
- Buongiorno (sorriso bianchissimo e apertissimo di Béa) (oh, c'hanno tutti dei sorrisoni in 'sto Museo!). Il Prescelto non fiata, il copione è lo stesso, pensa Béa, la capo cassiera che a soli 27 anni ha soffiato il posto di chef a tutte le sue colleghe ben più anziane e esperte di lei, e si capisce anche perché. - Bene, immagino che sia qui per la visita. Dunque le spiego come funziona. (e qui Béa prende una riserva di fiato che le basterebbe per vincere il record mondiale di apnea, la tecnica è non prestare il fianco al nemico) NorlmalemneteleIbilgiettiSiPossonoComprareDirettamenteAlMuseoMaDdopoLaPandemiaPerMotiviSanitarièObbligatorioPrenotareLaVisitaPrimaAltrimentiNonPossoFarlaEntrareTuttochiaro? (sorrisone di Béa che già sente in tasca la vittoria) Il Prescelto non risponde. Fissa la cassiera dell'anno dritto negli occhi e resta immobile. Dietro di lui, un altro visitatore, è entrato e aspetta il suo turno in fila. Il Prescelto lo percepisce. E sa che anche Béa lo ha visto. Ok bello, tanto io non ci casco come Jean Pippetta. - Bene se è tutto chiaro devo chiederle di darmi la sua prenotazione o eventualmente di tornare un altro giorno. Come vede ci sono altri visitatori che aspettano dopo di lei. E accompagna l'invito verbale con la mano a indicare la cara vecchina (sicuramente una alla Frank Capra, le sole che sfidano la pandemia per venire a visitare il Magnifico di questi tempi) che attende serafica il suo turno. Il Prescelto non si volta, non si scompone e lentamente porta la mano alla tasca destra della giacca. Béa è lesta quanto lui e con la sua destra sta per premere il bottone che avviserà direttamente il superiore della vigilanza. Ma. Fa in tempo a leggere la carta che le mostra il Prescelto. Maledizione. Allontana la sua mano destra dal bottone e comincia a sudare freddo. Maledizione è uno di loro. Il Prescelto sorride impercettibilmente. Un sorriso che non sfugge a Béa, la cassiera dell'anno che non vuole ancora darsi per vinta. - Prego, posso? Il suo istinto le dice che basterebbe prenderla in mano e guardarla da vicino per dimostrare che è falsa, o che è vecchia di tre anni perché il complice che la firmava ormai non c'è più e il sostituto non si presta a questi giochetti. Béa allunga la mano e sta per prendere la carta quando si rende troppo tardi di aver commesso l'errore fatale. Il Prescelto l'ha già rimessa in tasca e ostenta uno guardo esageratamente incredulo - MA...MA COME? MI STA DICENDO CHE UN POVERO HANDICAPPATO - SI PERCHÉ QUESTO SONO E NON HO PAURA DI GRIDARLO DAVANTI A TUTTI - NON HA DIRITTO A UN PO' DI SVAGO COME TUTTI GLI ALTRI? MI STA DICENDO CHE IO OGGI, DOPO AVER FATTO UNO SFORZO IMMENSO PER ESSERMI TRASCINATO FUORI DAL LETTO, LEI MI STA DICENDO CHE MI SI NEGA IL DIRITTO DI ENTRARE? A ME, UN POVERO DISGRAZIATO CHE LA NATURA HA GIÀ INSULTATO ABBASTANZA? La vecchina dietro non si è persa una parola della chiassata che il "povero malato" ha fatto a Béa e comincia a scuotere la testa in segno di disapprovazione verso Béa che comincia a capire. Ok. Gioco duro. Béa diventa tutta dolcezza e prova a parlare più forte del normale, di modo che anche la vecchina possa sentirla - Ma no signore, anzi lei ha tutti i diritti di svagarsi. Ma è proprio per preservare la qualità del suo svago e la sua salute, così come quella di tutti gli altri, che siamo obbligati a stabilire un numero fisso di persone che accedono allo stesso momento alla mostra. Ecco perché ci serve la prenotazione. Per motivi d'igiene dobbiamo mantenere un distanziamento e aerare l'ambiente ogni trenta minuti e quindi sapere prima quante persone visiteranno nello stesso momento una sala. Lei capirà che E qui Béa commette il secondo errore, quello letale, e si mette sotto scacco - AH! ADESSO MI DA ANCHE DELLO STUPIDO! IO NON CAPISCO DICE LEI! SECONDO LEI IO NO CAPISCO E METTEREI IN PERICOLO LA SALUTE DI QUESTA SIGNORA (e con un gesto alla De Sica padre si volta verso la vecchina facendola finalmente entrare nella partita, cosa che lei attendeva evidentemente da un po') SIGNORA MI RIVOLGO DIRETTAMENTE A LEI (il signor Roberto che vendeva pentole in tv non avrebbe saputo fare di meglio) LEI SI SENTE MINACCIATA DALLA MIA PRESENZA? IO LA STO FORSE MINACCIANDO? Cristo, pensa Béa. Figlio di puttana. Se non fosse che hai già la carta da handicappato, storpio ti ci rendevo io per davvero. La vecchina, docile come la colomba di Noé comincia a tremare di compassione e di vergogna al solo pensiero che qualcuno possa accusarla di sentirsi minacciata da quel povero uomo che quella cattivona della cassiera non vuole fare entrare. - Ma che dice signore? Lei minacciarmi? Ma signorina cosa dice? (qui alza il tono e si rivolge direttamente alla povera Béa che non sa più se è ancora nel mondo che conosce o è finita in una dimensione parallela dove le colleghe furiose l'hanno spedita per punirla della sua avidità) Si vergogni signorina! Trattare questo povero signore e me in questo modo. Uno storpio e una vecchia! (dire handicappato non è politically correct). Ok. Hai vinto stronzo, pensa la cassiera dell'anno che deve arrendersi all'evidenza. - Mi scusi signore, non avevo capito la situazione (ammetto che questa è la frase standard che ci insegnano a dire nelle situazioni d'emergenza, sostituendola a un meno diplomatico: "muori male"). Prego signore, eccole il biglietto e buona visita!(sorrisone di Béa che sta a significare più o meno "magari ti ci ammazzi sugli scalini della sala"). E via verso il livello finale.
LEVEL NUMBER THREE:
THE GALLERY.
Il Prescelto è quasi arrivato. Per un secondo azzardo del destino, il vigilante in sala guarda l'ora sul suo orologio. Sono le13h43 e Dimitri è ancora in stato comatoso indotto ma vivo e forse sogna un mondo in cui, moderno eroe rosso vestito, conduce eserciti di operai muscolosi contro i vili padroni capitalisti, sconfiggendoli a suon di ragionamenti (suoi) e bastonate (dei militi operai). (Che il sogno ti sia lieve). Nella sala ci sono venti persone. E poi ci sono io. Il vigilante che fissa l'orologio e già pensa alla fine della giornata, alla corsa al supermarket per comprare venti birre che stasera, in barba al coprifuoco, viene Poldo a casa e ci ammazziamo di canne e film improbabili che la vita è bella, n'est-ce pas? Fa cagare, risponderebbe Poldo e dagli torto pure a lui. Ma torniamo alla sala, al Prescelto e a me che mentalmente penso già alla mia romantica serata... - Le ho fatto una domanda! Mi giro e mi trovo davanti una vecchina stile Frank Capra (una di quelle che sistemano i vecchini tanto soli nel canale di Panama giù in cantina, per intenderci) e un signore distinto, assolutamente normale, che per la leggi della probabilità del visitatore del Magnifico Museo è quasi sicuramente uno psicopatico in fase acuta. Dunque essendo distratto e non sapendo chi mi ha fatto la domanda, mi giro d'istinto verso la vecchina, quantomeno per cavalleria. - Mi scusi signora, buongiorno. Mi dica Mi sembra di scorgere un ghigno di soddisfazione sul volto del Prescelto ma non potrei giurarlo in tribunale - e infatti non l'ho fatto, non sono mica scemo - prima di sentirlo apostrofarmi - GIOVANOTTO LE SEMBRO UNA SIGNORA? MI STA DANDO DEL TRAVESTITO? NON SA DISTINGUERE GLI UOMINI DALLE DONNE O È UN MODO CHE NON CAPISCO DI PRENDERSI GIOCO DI UN POVERO HANDICAPPATO? Mi giro e guardo meglio il mio uomo. /Livello di impattanza : 5/10 (che già me li ha potenzialmente sfranti). Io non sono Jean François e nemmeno Béa, che per carità è sveglia, ma ha troppo a cuore il giudizio moralista e benpensante degli altri. Capirai amico, con me caschi male, con o senza l'appoggio della vecchina. Sorrido col mio più gran sorriso da paraculo e provo a calmare il pupo - Mi scusi signore, è evidente che lei sia un signore. Purtroppo ero distratto e non mi sono reso conto che era stato lei a rivolgermi la parola. Mi dica pure Il Prescelto non fiata. Mutismo totale. Mi guarda e resta immobile davanti a me mentre un larghissimo sorriso si stampa sul suo volto. Ma intendiamoci, non un sorriso normale, di quelli tipo buongiorno o buonasera o che bella mostra o come sei simpatico e roba del genere. No, piuttosto un sorriso alla IT, della serie vieni bel bambino lo vuoi il palloncino. Ok, ammetto che è un po' inquietante ma faccio finta di niente e vado tranquillo - Voleva chiedermi qualcosa? Il Prescelto continua a sorridere in quel modo che la Neuro non ci penserebbe due volte a caricarselo e io già sento che avrò bisogno di tutta la mia riserva di impattanza per non dare di matto pure io. E poi all'improvviso, il Prescelto si gira e si guarda intorno. Non ho il tempo di capire che sta valutando la zona migliore. Il Prescelto, mai nome fu più adatto, si dirige quindi nel punto centrale della sala e comincia a spogliarsi. Ok. Non mi è ma successo prima ma conosco la procedura. Dunque: Ma lui o è un ninja o davvero il Prescelto perché non so come ma in una frazione di secondo è già nudo come un verme e altri due secondi dopo tutti i presenti in sala cominciano a urlare che al confronto stare sotto cassa a un rave party è ascoltare il bisbiglio di un muto. Ok. Resto calmo e provo a calmare anche i presenti in sala, che continuano a urlare con una potenza toracica da fare invidia a Pavarotti, ma che di uscire dalla sala non vogliono sapere - tutti vogliono godersi lo spettacolo fino alla fine. Ok. Il Prescelto ha cominciato a declamare a gran voce moniti apocalittici per mettere in guardia l'umanità intera contro il suo livello di degrado e corruzione, il suo oscuro asservimento al demone denaro, la sua cecità, la sua mostruosa indifferenza, il suo abbietto egoismo, la sua ottusa arroganza. Ok. Severo ma giusto, direbbero i fans. Ma mi sa che è arrivato comunque il momento di dare l'allarme via radio al mio capo - proprio lui, il Magnifico Chef di giornata che non ha fatto sua l'arte dell'impattanza - anche se in effetti il discorso del tipo filava, eh. Un po' mi sembra di essere proiettato in uno di quei film alla De Mille, dove il predicatore di turno a cui all'inizio nessuno crede, si mette sul punto più alto di una montagna x (che come facevano a sentirlo giù in basso, misteri dell'acustica del tempo) e comincia a sputare merda su tutti i comuni mortali che quanto fate schifo se scende il padre dio vostro adesso, vi prende a manganellate in faccia, brutti zozzoni impuniti che non siete altro. E mentre mi perdo nei miei pensieri godendomi lo spettacolo del pio nudista, non mi accorgo che il Magnifico Chef ha fatto il suo trionfale ingresso in sala, scortato dai suoi due segugi di fiducia (che sostanzialmente hanno il compito di calmare lui, se le cose dovessero andare male). Il capo si dirige a spron battuto verso il Prescelto, seguito dai suoi segugi. Il Prescelto li segue con gli occhi mente continua a urlarci quanto facciamo schifo. Il capo e i segugi sono di fronte al profeta, lo fissano negli occhi. Il profeta li scruta a sua volta ma decide di concentrare il suo sguardo penetrante solo sul capo. Mezzogiorno di fuoco al confronto, è una puntata di Sottovoce. Tutti restano in silenzio col fiato sospeso. Tace il Prescelto, tace il capo e i segugi, i visitatori trattengono il fiato. Poi, il Prescelto apre le braccia e urla - FRATELLOOO! e si butta addosso al Magnifico Chef, zebedei al vento e tutto. Se me lo avessero detto non ci avrei creduto. Ma anche se l'ho visto non ci credo uguale. I segugi colti di sorpresa, indietreggiano. Al Magnifico Chef, già di suo molto poco cordiale, gli parte l'embolo e comincia a vomitare improperi sui suoi sottoposti che sembrano mummificati mentre il pio uomo nudo gli si stringe al collo, urlandogli nelle orecchie parole d'amore fraterno. Il Magnifico Chef cerca quindi di liberarsi da solo della stretta del profeta che ormai si avvinghia a lui manco davvero avesse ritrovato dopo anni il fratello dato per morto in guerra. A un certo punto il tutto degenera e i due finiscono spalmati a terra. Non si capisce se lottano o copulano. I sottoposti finalmente sembrano ritrovare un minimo di lucidità e si buttano nella mischia provando a staccare i due nemici/amanti ma niente, non c'è verso. Un po' come mia nonna quando tentarono di strapparle la borsetta dopo che aveva riscosso la pensione. Nessuna colla tiene più uniti più del bisogno. O della pazzia. Che a un certo punto vai a capire di quale delle due si tratta. Comunque i due sono a terra, i segugi tirano su due lati, il capo comincia a dimenarsi come un animale in gabbia che lotta per la vita e a colpi di urla animali e una spintoni disperati, finalmente riesce a liberarsi della morsa del Prescelto. Il quale resta a terra, immobile. I segugi retrocedono, il Capo si alza e fa un passo indietro pure lui. I visitatori continuano a filmare - son là apposta - mentre io mi avvicino alla sagoma - nuda - stesa per terra. Una pozza rossa comincia a estendersi sotto il corpo dell'uomo per terra. E qui tutti smettono di ridere, che il rosso si vede non piace a nessuno come colore. Ok. I due segugi corrono al telefono di sala per fare arrivare i soccorsi, la gente riprende a urlare e stavolta si disperde in due nanosecondi - hanno tutti intuito che sono rogne e nessuno vuole accollarsele - il Magnifico Chef resta inebetito davanti alla sagoma per terra. I soccorsi arrivano anche abbastanza veloci mentre io e il capo - gli unici che sono rimasti là accanto al Prescelto - siamo ancora là in piedi, come due fessi, a fissare una sagoma nuda. Poi, mosso dall'istinto del zelante lavoratore guardo roboticamente l'orologio. Sono le 13h59 esatte (in quel preciso istante Dimitri esala il suo ultimo incosciente respiro, che è solo una metafora perché è intubato fino quasi all'intestino crasso) e sento un tonfo. Sollevo lo sguardo dall'orologio e il Magnifico Chef è per terra, bianco come un morto con gli occhi sgranati che guarda Ecco. A quell'ora esatta, il Magnifico Chef è a terra, crollato sicuramente sotto il peso di un coccolone che per poco non lo mandava all'altro mondo. I soccorritori anche loro non capiscono che cristiddio sta succedendo e cosa ci si aspetta da loro. Anche io guardo verso dove guarda il capo. Là dove c'è il corpo del Prescelto, nudo. Ma non è steso. E quello a terra non è sangue. Un banale trucco da baraccone. E quello stronzo non è morto, ma ha montato tutto 'sto teatrino per poter inscenare la sua resurrezione. Il resto è storia - ed è anche finito sugli atti del processo che ha seguito. Il Prescelto si è beccato una megadenuncia ma essendo veramente "portatore di handicap" - mentale - se l'è cavata con nulla di fatto, anzi ha chiesto e ottenuto un risarcimento a sei zeri, che poi così matto non è. Il Magnifico Museo si è preso in aggiunta un cazziatone dal giudice, dalla stampa e dall'opinione pubblica in generale per come tratta i "diversi, questa categoria di esclusi ed emarginati che oltre al peso della malattia deve anche subire il peso dell'incompetenza di chi ha invece il doveroso compito di alleggerire un tale fardello con il tramite della cultura e dell'arte, un compito arduo ma che per questo richiede persone esperte, formate ed educate al sostegno fisico e morale di soggetti certo fragili ma che comunque sono una risorsa preziosa per la comunità" (e a una certa ho pensato parlassero di noi agenti del Museo, ma no, mi hanno spiegato, si riferivano a quegli altri diversi, quegli altri matti là). Il Magnifico Direttore ha incassato e ingoiato in silenzio a testa china, per poi vendicarsi di rimando sul suo vice in una indimenticabile riunione generale. Il quale vice, ha a sua volta smerdato malamente il Capo delle Risorse Umane, il quale... e via dicendo in una cascata di cazziatoni a catena di cui, l'ultimo anello è stato proprio il Magnifico Chef di giornata, che non se l'è presa con nessuno perché il suo stato emotivo, da quel famoso giorno, ha cominciato a fare acqua da tutte le parti come il Titanic. Solo che diversamente da una nave che affonda, il processo è stato brusco e repentino. Già il giorno dopo il fattaccio, il caratteraccio burbero, l'assoluta mancanza di empatia o di semplice humana pietas, la totale assenza di elasticità mentale, di immedesimazione o comprensione, la cieca e feroce devozione allo scontro e al contrasto - insomma tutto quello che gli aveva valso l'appellativo di Darth Fener - sono scomparsi d'un colpo, lasciando spazio a una dolcezza inconsueta, una propensione all'ascolto e al perdono, una volontà di armonia e di gentilezza - assieme a un'abbondanza di pizzo macramé sulle maniche delle camicie. Il tutto accompaganto da una deambulazione alla Walking Dead, uno sguardo perennemente vacuo e un marmoreo sorriso mellifuo. Ah, dimenticavo le caramelle allo zenzero di cui omaggia tutti quelli che incontra. In breve, una trasformazione completa e ben riuscita in una delle vecchine alla Frank Capra. Certo, nel cambio noi tutti ci abbiamo guadagnato. Adesso, i visitatoti possono contare su un agente capo responsabile e che si prende cura di loro, che ha a cuore prima di tutto il benessere dell'amato pubblico e che mai - dico mai - oserebbe solo pensare di alzare la voce con uno dei cari cari visitatori, fosse anche il più maleducato cattivone della terra. Adesso, i capi sanno che il Magnifico Chef - in arte zia Abby - è in grado di gestire qualsivoglia situazione con una serenità, un savoir faire, una classe e un'impattanza, che Gandhi ciaone. Adesso i suoi ex segugi - che ora chiama "cari miei" - hanno più tempo per giocare a carte durante l'orario di lavoro tanto ormai c'è zietta che pensa a tutto e le risse da pub sono ormai un vago ricordo. Adesso, l'ispezione improvvisa in sala di zia Abby - ex Darth Fener - non è più fonte di terrore, anzi è una di quegli avvenimenti che possono risollevare le sorti di una giornata cominciata male. Un evento foriero di buoni auspici, di scoppiettanti risate e innocenti storielle su omini che di giorno predicano nudi nei Musei della Magnifica, e che di notte finiscono morti ammazzati a colpi di ascia sotto il portone di casa. Ah, che fantasia quella cara zia Abby...!